
Permessi Legge 104: la Cassazione valorizza l'assistenza effettiva oltre i vincoli orari
La Corte di Cassazione, attraverso l'Ordinanza n. 23185/2025, ha riaffermato un orientamento fondamentale in materia di permessi lavorativi per assistenza ai familiari disabili: ciò che determina la legittimità dell'assenza dal lavoro è l'effettiva prestazione di cura, a prescindere dal momento della giornata in cui questa viene svolta.
La controversia esaminata
La questione è nata dalla contestazione disciplinare nei confronti di un lavoratore, licenziato per presunto utilizzo improprio dei permessi previsti dalla normativa sulla disabilità. L'azienda aveva documentato la presenza del dipendente fuori casa durante le ore mattutine, ritenendo che ciò dimostrasse un abuso del beneficio.
Tuttavia, in sede di appello a Bari, è emerso che l'attività assistenziale veniva svolta prevalentemente durante la sera e la notte, quando le necessità del familiare disabile risultavano maggiori. Il giudice di secondo grado ha quindi annullato il provvedimento espulsivo, sentenza poi confermata dalla Cassazione che ha respinto l'impugnazione aziendale.
I principi affermati dalla Suprema Corte
I giudici di legittimità hanno chiarito che l'utilizzo dei permessi 104 deve rispondere a una finalità assistenziale concreta, senza che sia necessaria una corrispondenza temporale tra l'assenza lavorativa e l'attività di cura. L'elemento determinante è la realtà dell'assistenza prestata, non il suo collocarsi in una specifica fascia oraria.
Secondo la pronuncia, spetta al datore di lavoro dimostrare l'utilizzo distorto del permesso, mentre il dipendente non è tenuto a rendicontare ogni singola ora con prestazioni assistenziali dirette.
Ricadute applicative
Come sottolineato dall'Avv. Roberta Venturi dello Sportello Legale OMaR, la decisione consolida un orientamento rilevante: "Non serve una sovrapposizione temporale tra assistenza e orario lavorativo. Pur producendo effetti sul caso specifico, questa pronuncia costituisce un precedente giurisprudenziale significativo".
La sentenza introduce quindi maggiore elasticità gestionale, permettendo di calibrare i momenti di cura sulle effettive esigenze del familiare assistito, senza vincoli di corrispondenza con i turni lavorativi. Rimane comunque opportuno conservare documentazione dell'assistenza svolta, per fronteggiare eventuali contestazioni.
Riflessioni più ampie
"Il problema autentico – osserva Venturi – è culturale più che normativo: quando la legge tenta di comprimere l'assistenza in slot temporali predefiniti, misconosce la dimensione discontinua, impegnativa e spesso non visibile della cura. Questa decisione non elimina tutte le criticità, ma riconosce che i ritmi del Caregiver non seguono quelli dell'orologio aziendale".
L'Ordinanza n. 23185/2025 costituisce dunque un riferimento rilevante nelle dispute relative ai permessi per assistenza. La Cassazione ha privilegiato la sostanza dell'attività di cura rispetto a requisiti puramente procedurali, attribuendo valore al lavoro assistenziale svolto in orari non convenzionali. Una pronuncia che consolida le garanzie per chi assiste familiari disabili e, per estensione, la tutela delle persone in condizione di fragilità.